Dopo il fallimento a livello regionale della cordata unica del teatro nazionale, frutto della fusione del Rossetti, il Centro servizi e spettacoli (Css) e l’Accademia Nico Pepe, sulla nuova questione della nomina della presidenza della Fondazione del teatro nuovo Giovanni da Udine, c’è l’impressione, a prescindere dei nomi già fatti, che Udine non sia capace di fare le proprie scelte se prima non c’è il benestare da parte dell’Assessore Torrenti. Potremmo anche capire che la Regione è quella che sborsa più contributi di tutti, ma la scelta per statuto spetta a Udine. Per questo non comprendiamo questo continuo atteggiamento di genuflessione nei confronti di Trieste. Se questo è il comportamento che in ogni circostanza si prospetta, l’idea di rimanere schiacciati è reale, altro che parlare di grande Udine qui siamo di fronte a una piccola Udine se ogni qualvolta le decisioni importanti vengono prese altrove. Poi sulla scelta del nome non è questione di maggioranza o minoranza, è lapalissiano che ogni volta c’è la necessità di indicare una persona a ricoprire delle cariche, volutamente si dribblano in percorsi istituzionali, e come si volesse evitare a tutti i costi il dibattito, oltretutto siamo sempre costretti ad apprendere i nomi dalla stampa. Per questo motivo abbiamo ottenuto la convocazione della Commissione cultura per il 17 febbraio, il giorno prima dell’assemblea dei soci che oltre a nominare il nuovo Cda della Fondazione dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, nominare Vidali alla presidenza del Giovanni da Udine.