L’ultimo accampamento abusivo improvvisato dai profughi a Udine è la testimonianza lampante di degrado e di una mancanza di controlli, in una città dove è premesso di fare di tutto ai richiedenti asilo. L’assenza da parte dell’amministrazione comunale in termini di controlli e sicurezza è da diverso tempo imbarazzante. Dal 2013 a oggi, a Udine luoghi del genere occupati abusivamente dai profughi ne sono stati scovati parecchi. Dall’ex caserma Piave, all’ex Frigorifero, al cimitero di San Vito, sotto i portici del teatro Giovanni da Udine, sotto la tettoia nei pressi del parcheggio del Despar di viale XXIII Marzo, per non parlare i bivacchi quotidiani in giro nei parchi cittadini. Il problema di degrado e sicurezza è in testa, come gli ultimi episodi di spaccio di droga, aggressioni e violenze, che si incastrano alla perfezione con presunti furti di bici subiti dai cittadini, per poi scoprire che vanno rivenderle al mercatino mensile dell’usato di via Riccardo di Giusto. E su quest’ultimo caso, abbiamo inviato una richiesta di accertamenti e di approfondimenti alla prefettura di Udine e alla Polizia locale. Ma la questione sta anche in altri termini. Il permissivismo honselliano e il messaggio di accogliere a tutti i costi che l’amministrazione comunale ha veicolato con insistenza, in questi ultimi anni ha trasformato Udine come la città privilegiata negli attivi dei profughi. Il 2016, con 2803 richieste è stato l’anno con più istanze di asilo rispetto al 2015 (1829). Dato con cui Udine si colloca al quinto posto in Italia per numero di pratiche gestite, dietro a metropoli come Roma, Milano, Torino e Napoli. A questo si aggiunge anche l’incapacità politica di Honsell a farsi sentire nelle sedi opportune. Il Piano migranti frutto dell’accordo siglato tra Anci, Ministero dell’Interno nella provincia di Udine, fissava la quota di 2,5 migranti ogni mille abitanti. In città non è stato mai rispettato. I numeri a Udine dicono che dovrebbe accogliere 360 profughi. Di fatto, la presenza è oltre il triplo consentito dall’accordo, e tutto ciò nel silenzio assoluto sia istituzionale sia politico.