La sfida per il centrodestra deve essere un lavoro per gli italiani e non per i profughi

Sharing is caring!

Sulla questione profughi, finalmente anche i rappresentanti del partito democratico escono allo scoperto parlando di un problema strutturale e non più di una situazione di emergenza e progettano quale esso sia di dare un lavoro ai profughi anziché agli italiani. Anche se vero che non saranno retribuiti, c’è sempre il rischio che passi un messaggio diverso dalla realtà, e poi chi dovrà occuparsene per istruire, indirizzare e formare i profughi, riceveranno dei contributi a progetto, quindi proprio del tutto gratis non è. Tornando al problema profughi e richiedenti asilo a Udine, quello che sin dall’inizio abbiamo criticato è stato l’approccio con cui tutto il centrosinistra ha affrontato e tuttora continua a sostenere, per loro esiste una sola regola, un solo messaggio da far veicolare in ogni modo e ad ogni costo, accogliere, perché per forza bisogna accogliere. Sbagliatissimo. E poi finiamola con la favola che il sindaco Honsell e l’assessore Nonino continuano a raccontare agli udinesi che i profughi vengono a Udine a presentare la richiesta di asilo politico per il solo fatto che è sede della Questura. Se questo è il vero problema, dovrebbero anche spiegare i motivi perché altre città molto più grandi in termini di territorio e di abitanti e con sede della Questura, le domande ricevute di richiedenti asilo, a Torino, a Genova, a Palermo e Trieste sono di gran numero inferiore a quelle di Udine. Certamente non è la Questura che attira i profughi, bensì l’atteggiamento e la loro politica buonista della sinistra che invoglia chicchessia a stanziarsi a Udine, frutto di una visione miope e parziale del problema. Basta pensare ai costi e quanto si sta spendendo per accogliere. Se consideriamo che in un anno tra quelli arrivati e quelli trasferiti in altre città il numero dei profughi presenti in città si sia mantenuto stabile attorno a una cifra di circa 1500 unità, e se questo importante numero si moltiplica per il costo giornaliero di vitto e alloggio, per la sola città di Udine in un anno si spendono oltre i 17 milioni di euro. Non solo, il comune di Udine per sostenere i progetti di accoglienza in città mette a proprie spese nel bilancio comunale una cifra di circa 600 mila euro. Così facendo tra spese generali e spese poste a bilancio dall’amministrazione comunale udinese, è facile intuire che qui hanno trovato una sorta di manna dal cielo, dove i flussi dell’andare e rivieni non si arresteranno facilmente, anzi cresceranno sempre di più. Honsell e tutta la sua maggioranza sono complici di questo atteggiamento buonista e spendaccione. Il continuare a foraggiare le associazioni che si occupano di accoglienza, alla fine ha creato un sistema e un circolo vizioso dove c’è una corsa sfrenata tutti pronti a buttarsi a capofitto per fare del business. Rallentare i flussi e per rendere meno appetibile il venire a Udine, è possibile, tagliare i fondi e destinarli ad altro e non a queste associazioni che sono un costo per la comunità. Nessuno fa gratis per nulla. Noi siamo dell’idea opposta, bisogna troncare questo sistema di clientelismo associativo che invece di respingere attrae. Questo è il vero cancro di un sistema di accoglienza che già da solo fa acqua da tutte le parti, e se aggiungiamo il meccanismo coatto di elargire contributi alle associazioni che accolgono nate nel giro di pochi anni come funghi, per realizzare laboratori, progetti e quant’altro, è evidente l’aver innescato un automatismo, una passa parola anche tra i profughi, che qui c’è terreno fertile e, quindi, una corsa a catapultarsi in massa a Udine.