Il futuro per l’ex caserma Osoppo deve avere un percorso partecipato

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I cittadini hanno il diritto di essere ascoltati

La formula della cessione del diritto di superficie, della durata massima di 30 anni rinnovabili non deve essere una ricetta apri porte esclusivamente per gli imprenditori. La ristrutturazione dell’ex caserma Osoppo deve snodarsi anche all’interno di un percorso democratico e partecipativo dove i cittadini residenti devono poter contare. Non critichiamo il modello messo a punto da palazzo d’Aronco, anche perché visti i tempi di crisi anche il comparto edilizio ha subito una contrazione, e quindi, una soluzione del genere potrebbe essere corretta. Quello su cui noi puntiamo in dito è sul fatto che i residenti si devono sentire parte di questo processo decisionale, poiché non si tratta di una pura ristrutturazione, ma di un cambiamento radicale dell’intero di un quartiere che per anni ha convissuto con una realtà legata alla caserma. Questo per dire che, sull’ex caserma nei mesi tra gennaio e febbraio è stato fatto un sondaggio dove i cittadini democraticamente si sono espressi. Per l’82% ha proposto un’area sportiva, il 67% un’area verde attrezzata e il 69% dei “no” alla riqualificazione dell’ex caserma con destinazione a uso commerciale. Dati significativi che alla fine febbraio abbiamo inviato con lettera al sindaco Honsell e al vicesindaco Giacomello. Da allora nessuno si è degnato né di risponderci né di dare un segnale alla cittadinanza considerato che oltre il  62% al sondaggio avevano risposto, dimostrato interesse e attenzione alle dinamiche del quartiere. Forti delle sollecitazioni che sono arrivate dal basso, in questi messi abbiamo messo nero su bianco le idee dei cittadini, realizzando un elaborato tecnico delle ipotetiche destinazioni d’uso dei fabbricati, il tutto in riferimento ai risultati scaturiti dal sondaggio popolare. Come dicevamo prima, la ristrutturazione non può essere solo una prerogativa o un interesse di pochi, ma deve plasmarsi con il territorio e con i cittadini che lo vivono. Per cui nella prima decade di settembre, sul modello già sperimentato di assemblea pubblica, chiameremo a raccolta i cittadini e presenteremo a loro le ipotetiche soluzioni che loro stessi hanno richiesto, in modo che sia le linee guida che andremo ad analizzare in consiglio comunale sia la predisposizione del bando, possano avere dei punti fermi al fine di orientare chi ha effettivamente intenzione a investire nella ristrutturazione dell’ex comprensorio militare.